Due belle recensioni per ricordare l'atmosfera di San Siro

Our Love Is Real

Se lunedi’ non fossi andato al concerto di Bruce a San Siro, mi sarei connesso a loose-ends verso le 11 di sera, per capire cosa mi ero perso.

Guardando la scaletta, avrei tirato un grosso sospiro di sollievo….Thanks God non ha fatto NYCS, ne’ il full Born To Run album, ne’ altre meravigliose gemme che ancora mi mancano dopo 25 anni a corrergli dietro per l’Europa. Sarei andato a dormire contento, perche’ le chicche le riservera’ per I miei due concerti di Londra….Tutto Born in The USA? Ah ah ah…ecchissenefrega. Le canzoni le avevo gia’ sentite tutte….e poi vuoi mettere…ci arriva anche Mario Luzzato Fegiz a capire che Born To Run e Darkness sono artisticamente di un altro livello rispetto a B USA. Inoltre, non c’e ‘ traccia di pre set acustico…Che ciofeca di concerto…Sarei dunque andato a dormire contento, certo di non avere perso un evento unico.


Ma io a San Siro, quel 3 giugno 2013, c’ero….

A differenza di molti che hanno avuto da ridire sul concerto sulla base di una scaletta, cazzo se c’ero….

Quelli che non c’erano a San Siro, quelli che solo “da lunge, da labbro d’altrui, come uomo straniero” udranno le gesta del Nostro in questa notte di tarda primavera e di (finalmente) un po’ di sole non possono capire…come sentire l’intensita’, la passione, l’energia, l’interazione tra il Boss e il pubblico? Era il mio 26esimo concerto…sicuramente quello dove ho sentito di piu’ la simbiosi tra Bruce e noi, se possibile, e magari sbaglio, ancora piu’ del concerto monsonico del 2003. Ancora piu’ di quello meraviglioso (considerato fino a pochi giorni fa il mio top gun) di San Siro 2008.

Il miracolo comincia alle 8.12, sulle note di Ennio Morricone…Avevo letto di una coreografia particolare, ma quello che avviene sulla tribuna e’ semplicemente meraviglioso….Quel tricolore…OUR LOVE IS REAL a caratteri cubitali….Non riesco a leggere la scritta NYCS – meglio cosi’, altrimenti ci avrei sperato….

Il Boss entra e fa WOW!!! Sorride…Legge la scritta con Stevie… Gli leggi negli occhi che e’ sorpreso e felice… Che bel regalo, per noi e per lui. Grazie mille…Ti amo San Siro!!! Ti amo “Millianooo”, ti amo Italia….

E parte il concerto con un tipico show closer, Land of Hope and Dreams….Titolo azzeccato…San Siro e’ una terra di speranze e di sogni questa sera…L’acustica e’ rivedibile, come sempre, la voce del Boss si deve un po’ scaldare (sbaglio o il Nostro ha bisogno di 4 – 5 canzoni prima di essere al top con la voce?). Il pubblico e’ commovente…E’ Magia.

Vivo a Londra da anni e piu’ volte vi ho rotto I maroni lamentandomi dell’atteggiamento del pubblico inglese, ubriaco e freddo nello stesso tempo – un capolavoro - ai concerti. Un concerto in Italia, e a San Siro in particolare, e’ un’esperienza diversa, e lo vedi anche negli occhi del Boss….Quella coreografia gli rimarra’ dentro. L’energia del pubblico gli rimarra’ dentro. E rimarra’ dentro a tutti noi che c’eravamo…

Da quel momento della scaletta non me ne frega piu’ nulla… E’ una serata meravigliosa, comunque…

Vi dicevo: desideravo ardentemente sentire il full album Born To Run. O Darkness…Volevo evitare BUSA…Ma quando Bruce fa il suo discorso, e parla della sua quinta volta a San Siro…beh, penso, e’ ovvio che sta per annunciare Born in The USA. Ed e’ la scelta giusta. Questo e’ il disco che ci ha fatto conoscere il Boss…E’ il disco che lo ha portato a Milano nel 1985. Ricordo ancora l’amico Andrea che impazziva per Bruce e le nostre discussioni nell’estate 1985.E io che gli dicevo che si’, questo truzzo del New Jersey con I basettoni non era poi male, ma a idolatrarlo cosi’ non era il caso.

Ma senza BUSA non avrei comprato BTR. Ricordo ancora come fosse ieri…Emiliani Dischi – Tortona (e si, nessuno e’ perfetto,,,). Arrivo a casa. Drop the needle sul vinile e la mia vita ha una colonna sonora…quel vinile c’e’ ancora, ma ha piu’ solchi dei campi dopo una buona aratura…Ecco, quel truzzo del New Jersey aveva fatto un gran disco nel 1984….ma attraverso quel disco sono arrivato ai capolavori assoluti degli anni 70. Serate passate a cazzeggiare, seduto sul mio vespino 50, a ascoltare Bruce da un mangiacassette (quanti anni sono che non usiamo questa parola?), a provarci con la compagna di classe con la quale, ahime’, collezionai solo una serie di due di picche da far invidia alla Modiano….Quel concerto del 21 giugno 1985 mancato perche’ chissa’ se ne valeva la pena, mentre Andrea insisteva perche’ ci andassi…Finalmente sento meno rammarico, perche’ almeno gli altri 4 a San Siro non li ho persi…

Chi non c’era non puo’ sapere del boato che ha accolto la notizia del full album. Chi non c’era non sa la partecipazione del pubblico alle 12 canzoni. Born in The USA la sanno tutti a memoria, anche chi non mastica l’inglese…La versione di Cover Me con Nils che suona con la lingua mentre Little Steve continua la sua attivita’ di gran visir del cazzeggio sul palco.

Chi non c’era non sa del pianto di molte persone sul falsetto di Bruce in The River o del graffio sul braccio, forse regalo di qualche fan…d’altronde in amore graffiare e’ lecito, no?

E poi ho visto Bruce tornare sul palco (senza in realta’ essere andato via in realta’) per attaccare We Are Alive, ma all’improvviso deviare e fare una intro con This land is Your Land, che da sola valeva il prezzo del biglietto…E poi il finale di rito…BTR, Tenth Avenue e Twist & Shout e poi si va a casa….

No, durante Twist & Shout era chiaro che non era ancora finito; il meglio stava per arrivare, con una trascinante versione di Shout, che trasforma sessantamila persone in John Belushi a dimenarsi per il prato o sugli spalti. E la ragazza bassina di fianco a me, che quando Bruce chiede “a little bit softer now” e tutti si accucciano urla: “CI VEDO!!!”…

E poi Bruce che congeda la banda e torna, emozionato come non lo avevo mai visto con la sua acustica, per dire che c’e’ un posto, tra tutti quelli in cui ha suonato che gli rimarrra’ dentro “San Siro, Milliano, Italia!” E parte Thunder Road; la cantiamo con lui. E poi esce, perche’ cosi’ e’ perfetto. Lo vedremo ancora, forse non piu’ a San Siro, ma non potra’ essere piu’ bello di cosi’.

E quando la gente esce, molti con gli occhi lucidi, il video sugli schermi e’ bellissimo…Grazie Bruce per queste 5 notti…Grazie al suo pubblico, A Franco, che non c’e’ piu’, che organizzo’ il concerto del 1985, e a Claudio che ha organizzato gli altri 4, rischiando di finire al fresco nel 2008, perche’ una ventina di sciuri milanesi si lamentarono del rumore alle 11 di sera…

Tra due settimane portero’ I miei pupi a Wembley (non lo sanno ancora, altrimenti vogliono andarci stasera…) Li’ Bruce fara’ una chicca, o magari il full Born To run album, o magari, non credo, ma se non hai sogni bellissimi vivi male, New York City Serenade…Ma non sara’ bello come a San Siro. Non puo’ essere perche’ qui c’eravamo noi….

A Londra, invece, perdonatemi il grecismo, il pubblico fa cagare…

Stay hard, Stay Hungry, Stay Alive

Claudio
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Our Love is Real: il mio San Siro


Avrei voluto scrivere qualcosa subito dopo il concerto ma ho desistito, un po' per stanchezza, un pò per la difficoltà di raccontare a parole la festa tra i sessantamila pochi intimi di San Siro. Credo si debba partire dalla coreografia: i 3 anelli dello stadio che si colorano di rosso bianco e verde. Our Love is Real, tra innamorati non servono necessariamente gesti o parole ma palesare il proprio, ricambiato, amore è una splendida occasione per rinsaldarlo.
Gli occhi sgranati di Bruce, quelli bagnati dalle lacrime di tanti di noi. Tutti diretti verso la terra della speranza e dei sogni. Il suolo trema, i corpi si muovono, le braccia si stagliano verso il cielo primaverile.
Un viaggio lungo tre ore e mezza, tra tante storie che fanno da cornice alla sua e alla nostra, a lui e a noi. Noi: mai così tanti, così belli, mai così on fire.
Born in The Usa non è il mio album preferito ma è stato perfetto nel catino del Meazza.
Dopo aver urlato, ballato e saltato ci manda a dormire con una Thunder Road quasi sussurata, con la paura che cantarla a pieni polmoni possa spezzare l'incantesimo. Poi mi guardo attorno, in molti hanno di nuovo gli occhi gonfi e il viso rigato dalle lacrime. Mentre suonano ancora una volta le note di Morricone, tutti pensiamo la stessa cosa: forse è un addio, come quando si lascia la propria casa senza avere la certezza di poterci ritornare.
Mi avvio verso l'uscita. Triste e raggiante, nello stesso momento. Una simile comunione di anime è difficile da ripetere ma è bello essere stato parte di essa.

Questo è stato per me lunedì sera. Tenendo in conto la soggettività di ognuno di noi che vive il concerto in modo personale, faccio fatica a comprendere le critiche di chi c'era e aspettava questa o quella chicca. Era il mio 11' concerto e non ho mai visto di niente di simile. Non le altre volte a San Siro (2008 e 2012), non a Helsinki dove ha infranto la barriera delle quattro ore e ha proposto una scaletta piena di rarità.
Inutile fare paragoni con quando aveva la fisicità di un trentenne ma anche con quando lo vidi la prima volta, una calda sera di Firenze di 10 anni fa, mentre mi avviavo verso l'età adulta e lui giocava a fare le scivolate sulla pedana e si appendeva all'asta del microfono come una scimmia. A quasi 64 anni ha dato tutto quello che aveva, forse di più.
Se per voi non è abbastanza, non saprei cosa consigliarvi.
Uscendo dallo stadio, ho mandato un sms al mio migliore amico: "Il concerto della vita", ho scritto. Non perchè fosse stato uno spettacolo perfetto, ammesso che possa esistere, ma perchè, per quelle tre ore e mezzo, l'attesa sotto il sole e la stanchezza, la disorganizzazione tutta italiana, i bibitari scassapalle, l'acustica penosa passavano in secondo piano rispetto a quello che stavo vivendo.

Mai visto un uomo così trasfigurato nella sua arte da elevarsi e diventare parte di essa in modo così intenso. Mai visto 60.000 persone, molte delle quali in attesa da ore e ore, partecipare in modo così totale alla celebrazione di una messa laica dove si canta, si risponde, ci si siede e ogni tanto si ascolta in un rispettoso silenzio. Dalla transenna del pit all'ultima fila del terzo anello.

Ero a Padova, forse sarò a Roma ma non è stata e non sarà la stessa cosa. La gente di San Siro ti ritroverà in un altro posto o in un'altra forma. E...si, Bruce: l'amore è selvaggio, l'amore è reale.

Proteus119

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