http://www.loschermo.it/articolo.php?idart=8905Springsteen torna a Milano. E San Siro esplode di rock
Cultura e Spettacolo: Musica
del 26/06/2008 di Paolo Ceragioli
MILANO - Ogni volta ci si ricasca. E ancora e ancora e ancora. Brividi, lacrime, sudore e felicità. Alla faccia del limite rosso delle 23.30 per la musica a San Siro, Bruce Springsteen rifila a sessantamila fans tre ore di show, quasi come ai vecchi tempi, inchiodandoli (si fa per dire), nell’infuocato (ma sempre straordinariamente bello) stadio meneghino, fino quasi alla mezzanotte di ieri (mercoled' 25 giugno). E ora, povero sindaco Moratti, cosa dirà ai cinquanta (evidentemente molto influenti) residenti della zona che hanno presentato esposti e petizioni per limitare l'uso dello stadio ai concerti?
Che le disposizioni sugli orari sarebbero state infrante si è capito subito dai venti minuti di ritardo con i quali, al suono di una vecchia pianola, Bruce e la E Street Band (ancora senza Patti Scialfa e con l’ormai definitivo nuovo ingresso di Charlie Giordano alle tastiere) si presentano sul nero palco, di nero vestiti. Il caldo è davvero soffocante (circa 30 gradi) ma Bruce provoca subito i fans, in italiano: "E’ abbastanza caldo? Si? Ne faremo di più!". One, two, three e via alle danze con "Summertime blues", standard di Eddie Cochran: entusiasmo subito a mille e tanta voglia di cantare e ballare, con la consapevolezza che la serata sarà, tanto per cambiare, assolutamente speciale.
Senza respiro, la sequenza che segue: "Out in the street", "Radio nowhere", "Prove it all night" e "The promised land", quest’ultima con sfondo di cielo e nuvole in proscenio. Da questo momento Bruce inizia il suo show con le prime file: cinque pedane dal palco lo portano in mezzo alla platea e lui tocca e si fa toccare dal suo pubblico. Si sdraia, raccoglie bandiere e fogli di carta con le richieste di brani, seguendo l’usanza di questo tour 2008: un Bruce così vicino al pubblico non si vedeva da tempo. Ma prima del siparietto "Bruce on demand", ecco la sempre affascinante "Spirit in the night", dagli albori di "Greetings", introdotta dall’organo del buon Charlie Giordano (già nella Seeger Session Band e nel recente tour invernale, al posto del compianto Danny Federici), che rimane sempre un passo indietro agli altri E-Streeters, ma che dimostra buona intesa con loro. Bruce raccoglie un cappello a tesa bianco, se lo mette in testa e tra le richieste sceglie "None but the brave", non certo frequente nelle set lists, ma che risulta molto gradita ai fans.
Come sempre e particolarmente in Italia, Springsteen stravolge la scaletta da lui stesso scritta pochi minuti prima dello show. Si decolla di nuovo in pathos, con la tiratissima "Candy’s room", dove Max Weinberg è monumentale alla batteria, e "Darkness on the edge of town", sempre e comunque da brividi, "must" dell’epopea della notte nella periferia di una metropoli e di una vita da perdenti che soffrono, ma che non vogliono arrendersi.
Altro siparietto "on demand" e stavolta a essere scelta è "Hungry heart", che Bruce attacca con l'acustica e il coro "solo" dello stadio in visibilio. Con "Darlington county" prosegue il ballo collettivo e la scaletta torna in carreggiata. Arriva "Because the night", sempre implacabilmente meravigliosa e la mente torna davvero al 21 giugno 1985: stesso stadio, qualche anno in meno per tutti, l'entusiasmo e la gioia della prima volta in Italia. Qui, invece, un travolgente e spettacolare assolo di Nils Lofgren, contemporaneo a un interminalbile serie di giri su se stesso, scatena davvero, meritatamente, l'ennesimo boato di San Siro. Senza staccare le mani dagli strumenti si passa a "She's the one", in una delle migliori versioni degli ultimi anni (ancora ok Giordano all'organo e Bruce con l'armonica), in un crescendo irresistibile.
Si scende d'intensità con "Livin' in the future" e "Mary's place", tributo (non irresistibile) alla produzione più recente, con il Boss che va a rinfrescare le prime file con una spugna imbevuta d'acqua: fisicamente integro, solo leggermente appesantito, Bruce corre meno di un tempo ma è sempre in mezzo alla gente, scendendo anche fino alle transenne laterali, mettendo così in crisi il servizio d'ordine.
La scena si illumina di rosso pèr "I'm on fire" e l'atmosfera rimane rarefatta per "Racing in the street", brano suonato solo una volta in Italia da Bruce e per questo richiestissimo dai siti dei fans (che pare abbiano espressamente chiesto al nostro di inserirlo in scaletta): quella che rimane il manifesto del Bruce giovane e sognatore, che correva in auto sulle strade del New Jersey, è ancora una delle più dolci ed emozionanti storie da lui raccontate e splendidamente commentata dal piano del professor Roy Bittan. Ma la commozione dura pochi secondi, perché c'è "The rising", il canto di rabbia dell'America reale dopo l'Undici Settembre.
La "volata" finale prosegue con "Last to die", tra le migliori cose di "Magic" insieme a "Long walk home", che viene subito dopo e che si avvia a diventare un super-classico di Bruce e soci. Sono passate due ore precise e la band si lancia in "Badlands": luci tutte accese e coro unico di tutto lo stadio: Big Man Clemons, fisicamente menomato dai suoi guai alle anche, soffia però ancora forte nel suo sax per la gioia dei fans. Ma tutta la band va a mille, compreso l'impeccabile e sempre defilato Gary W. Tallent al basso. Capitolo a parte, invece, per Steve Van Zandt, da sempre alter ego di Springsteen, che lo cerca continuamente, lo vuole spesso accanto al suo stesso microfono e lo spinge a parti da protagonista.
La band si congeda, ma l'attesa per il bis non supera i tre minuti e alle 23 in punto parte "Girls in their summer clothes". Poi, "on demand", parte terza: spot light su uno striscione in curva, con su scritto "Detroit Medley" e via libera alla raffica di rock'n'roll puro di "Devil with the blue dress", "Good Golly miss Molly", "CC Rider" e "Jenny take a ride", un medley assente da tempo nelle setlists di Bruce. Ma la serata è speciale, per forza: luci accese e una sola voce per "Born to run", "Rosalita", "Bobby Jean" (che sia stata dedicata, stavolta, a Danny?), "Dancing in the dark" e "American land", che chiude immancabilmente ogni spettacolo del tour, con il testo che scorre alle spalle della band e il violino di Soozie Tyrell finalmente solista.
Ormai la gente di Bruce è incapace di staccarsi da lui e continua con le poche forze residue (fa ancora un caldo bestiale) a saltare, ballare e cantare. Però ora sarebbe finita davvero: le 23,30 sono passate da un pezzo e la band si presenta in proscenio per i saluti... Ma lo stadio ne vuole ancora: Bruce continua ad "aizzare": "Ancora?" , "Ancora?"... "Ok, one more!". E l'ultima parola è "Twist and shout", uno standard per generazioni di rockers: Topnotes, Isley Brothers, Beatles, eccetera eccetera. San Siro esplode ancora, per l'ultima volta, prima dei mille saluti della band e con un Bruce provato ma felice, come i suoi fans: per lui l'Italia è davvero una seconda patria e non solo per le sue origini. L'orologio dice che sono le 23,50, che vogliono dire tre ore di show, quasi come nel 1985. Ma allora non c'erano la Moratti e i suoi noiosi residenti a mettere paletti. Il popolo di Springsteen sciama lentamente fuori dallo stadio e si dà appuntamento per la prossima volta...
Provaci ancora, Bruce!
La scaletta del concerto
Summertime blues
Out in the street
Radio nowhere
Prove it all night
The promised land
Spirit in the night
None but the brave
Candy's room
Darkness on the edge of the town
Hungry heart
Darlington county
Because the night
She's the one
Livin' in the future
Mary's place
I'm on fire
Racing in the street
The rising
Last to die
Long walk home
Badlands
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Girls in their summer clothes
Detroit medley:
- Devil with the blue dress
- Good golly miss Molly
- See see Rider
- Jenny take a ride
Born to run
Rosalita (Come out tonight)
Bobby Jean
Dancing in the dark
American land
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Twist and shout